Buongiorno, ho cotto il mosto,per la seconda volta a settembre 2019, quindi sono all'inizio della mia avventura con tanta inesperienza.
Ho lasciato il mosto cotto acetificato nel fusto di acciaio per farlo maturare,come ho fatto anche lo scorso anno.
Ho visto, già da un po' di giorni,che sulla superficie si sta formando un leggerissimo strato biancastro,un velo per l'esattezza,che si sta allargando su tutta la superficie.
Mi chiedo,e chiedo, se è il lavoro di acetificazione o se sia altro e come mi devo comportare.
Un caro saluto a tutti,Alessandra.
Quindi devo fare controllare la T media,di cui io purtroppo non so nulla perché sono neofita e autodidatta,ma cerco di imparare perché mi piace moltissimo.
Altra cosa,visto che ci siamo vorrei un consiglio circa la badessa, c'è chi usa il tino e chi la botte,cosa è meglio scegliere e di quale legno?
no, continua a non caricarla.
per quanto alla T...gli acetobatteri hanno un range di attività da 15 a 34°, con l'optimum compreso tra 22 e 25 ° (sto banalizzando). Ovvio che quelle T si presentano naturalmente in media a fine Marzo - inizi di Aprile (poi, ovvio dipende da luogo a luogo). Personalmente non ho preferenze né per la forma né per il legno della badessa; va tenuto comunque conto che più è esposta all'aria la superficie del liquido, meglio è perché così è facilitato il processo di ossidazione (quindi implicitamente, a parità di volume, direi che è meglio la forma "a botte", soprattutto se si tiene scolma (da metà a tre quarti max). stesso discorso se anziché in badessa si utilizza il vetro (la damigiana si riempie a metà o poco più)
Intervengo nella discussione per pubblicare l'immagine che Alessandra mi ha girato in quanto ha avuto un problema nel caricamento. Ho scelto questa tra le 3 che ho ricevuto perché si capisce bene e mi pare proprio che si tratti della famosa "ragnatela", desiderata da ogni conduttore di acetaia. Mi sento di poter tranquillizzari Alessandra, questa madre indica che gli acetobatteri stanno lavorando bene nelle migliori condizioni. Quando lavori il mosto cerca di mantenerla più integra possibile.
Grazie per l'aiuto e grazie per la bellissima notizia che mi avete dato,mi sono emozionata come una ragazzina ( e non lo sono più da un bel po'!).
Lo prendo come il segno che ho lavorato con criterio,sono molto attenta nel fare le cose.
A questo punto però mi sorge una domanda: il mosto attualmente è nel fusto di acciaio e,proprio ieri, mi è stato consigliato di non tenercelo,quindi io come faccio a metterlo o in damigiana o in botte senza danneggiare il processo di acetificazione?
Grazie e un saluto a tutti. Alessandra.
ciao. si: è la pellicola di acetobatteri! sono felice anche io per te: tutto procede secondo natura e procedura corretta ! per quest'anno termina la ossidazione acetica nel tuo bidone inox: lascia fermo sino a fine mese (circa…), cioè fino a quando avrà ossidato se proprio non tutto una buona parte dell'alcool del mosto cotto. Io da 40 anni seguo solo l'organolessi….annusa e ti accorgi di quanto "punge". poi potrai fare il rabbocco nella prima botte della tua batteria. Se te ne rimane, mettilo comunque in una damigianetta di vetro (van bene anche le "acetiere" a collo largo) e conservalo in acetaia: ti servirà come base per acetificare il prossimo mosto cotto (in una badessa o, se non te la procuri, in una damigiana a collo largo). Non ho idea della quantità di mosto cotto che ti serve per la gestione della tua acetaia di balsamico, quindi non so di che capacità ti servirebbe la badessa (tenuto conto che il mio consiglio è quello di riempire la badessa al massimo a 3/4 della sua capacità). Io ne avrei pronta e adatta una da 100 litri, e tra qualche mese altre da 60, in castagno; botti che mi si vuotano perché sto ristrutturando una parte della mia acetaia e che cedo volentieri appunto a chi inizia una nuova avventura.