L'aceto balsamico tradizionale rappresenta la quintessenza della lentezza ed è per questo che, secondo noi, meriterebbe il titolo di vero prodotto slow food. Nulla a che fare, ovviamente, con la famosa organizzazione piemontese, ma se intendiamo “slow” alla lettera, il vero segno della lentezza è il tempo necessario alla maturazione e all'invecchiamento di questo aceto, che può arrivare a età inimmaginabili per il mercato.
Ma se il mercato si concentra tanto sul numero di anni del prodotto, il processo di produzione si sviluppa lentamente lungo ognuno di questi anni. Ogni lavorazione è gestita pian piano perché cruciale per il raggiungimento del risultato finale che, a differenza di altri prodotti, si può valutare solo nel tempo e quindi delicatissimo da gestire.
Di cosa stiamo parlando? Per chi lo sa, quanto detto è ovvio ma per gli altri ricordiamo brevemente come nasce questo antichissimo prodotto..
Ogni anno si vendemmia e dall'uva si preleva il succo detto “mosto”. Il mosto viene cotto lentamente per circa 12 ore in grossi pentoloni per ottenere la materia prima, unico ingrediente che col tempo da vita all'aceto balsamico tradizionale.
Il mosto cotto è messo a riposare durante l'inverno per poi essere spostato all'interno dei barili in cui invecchierà. Il processo avviene spostando piccole quantità di balsamico da barile in barile lungo le così dette “batterie” rispettando il prodotto prelevato e depositato, da ogni barile al successivo, con la dovuta cautela . Tutto ciò, ripetuto pazientemente ogni anno fa sì che questo semplice ingrediente maturi e nel tempo dia vita al famoso aceto balsamico tradizionale.
Questi sono i motivi per cui quando usate questo prezioso condimento, ricordate quanto tempo, pazienza e passione contiene, sarete così consapevoli di quanto sia slow questo speciale food.